Azione Cattolica Italiana
Parrocchia San Melchiade
Roma
Consiglio parrocchiale di AC aperto ai simpatizzanti (mercoledì 24 aprile
2013 ore 19.00).
Ordine del giorno:
1.
lettura e approvazione del verbale della seduta
precedente
2.
Pillola formativa sul Concilio Vaticano II (dal
decreto sull’apostolato dei laici)
3.
racconto dell’esperienza della scuola di
formazione studenti
4.
verifica dei gruppi ACR, piccolissimi/dopocomunione/giovanissimi
(da parte dei singoli educatori)
5.
verifica delle attività svolte in cui si è
portato un contributo come AC (banco alimentare, festa carnevale,
collaborazione con gli altri gruppi…)
6.
campo estivo giovanissimi
7.
campo ragazzi
8.
partecipazione ad eventi di maggio/giugno
parrocchiali e diocesani
9.
prime proposte per il prossimo anno
10. prossimo
incontro del consiglio parrocchiale di AC
11. varie
ed eventuali
Chiara Sancin
CAPITOLO I - LA VOCAZIONE DEI LAICI
ALL'APOSTOLATO
La spiritualità dei laici in ordine
all'apostolato
4.
Siccome la fonte e l'origine di tutto l'apostolato della Chiesa è Cristo,
mandato dal Padre, è evidente che la fecondità dell'apostolato dei laici
dipende dalla loro unione vitale con Cristo, secondo il detto del Signore: «
Chi rimane in me ed io in lui, questi produce molto frutto, perché senza di me
non potete far niente » (Gv 15,5).
Questa
vita d'intimità con Cristo viene alimentata nella Chiesa con gli aiuti
spirituali comuni a tutti i fedeli, soprattutto con la partecipazione attiva
alla sacra liturgia (8). I laici devono usare tali aiuti in modo che, mentre
compiono con rettitudine i doveri del mondo nelle condizioni ordinarie di vita,
non separino dalla propria vita l'unione con Cristo, ma crescano sempre più in
essa compiendo la propria attività secondo il volere divino.
Su
questa strada occorre che i laici progrediscano nella santità con ardore e
gioia, cercando di superare le difficoltà con prudenza e pazienza (9). Né la
cura della famiglia né gli altri impegni secolari devono essere estranei alla
spiritualità della loro vita, secondo il detto dell'Apostolo: « Tutto quello
che fate, in parole e in opere, fatelo nel nome del Signore Gesù, rendendo
grazie a Dio e al Padre per mezzo di lui » (Col 3,17).
Tale
vita richiede un continuo esercizio della fede, della speranza e della carità.
Solo
alla luce della fede e nella meditazione della parola di Dio è possibile,
sempre e dovunque, riconoscere Dio nel quale « viviamo, ci muoviamo e siamo »
(At 17,28), cercare in ogni avvenimento la sua volontà, vedere il Cristo in
ogni uomo, vicino o estraneo, giudicare rettamente del vero senso e valore che
le cose temporali hanno in se stesse e in ordine al fine dell'uomo.
Quanti
hanno tale fede vivono nella speranza della rivelazione dei figli di Dio, nel
ricordo della croce e della risurrezione del Signore.
Nel
pellegrinaggio della vita presente, nascosti con Cristo in Dio e liberi dalla
schiavitù delle ricchezze, mentre mirano ai beni eterni, con animo generoso si
dedicano totalmente ad estendere il regno di Dio e ad animare e perfezionare
con lo spirito cristiano l'ordine delle realtà temporali. Nelle avversità della
vita trovano la forza nella speranza, pensando che « le sofferenze del tempo
presente non reggono il confronto con la gloria futura che si rivelerà in noi»
(Rm 8,18).
Spinti
dalla carità che viene da Dio, operano il bene verso tutti e in modo speciale
verso i fratelli nella fede (cfr. Gal 6,10) «eliminando ogni malizia e ogni
inganno, le ipocrisie e le invidie, e tutte le maldicenze » (1 Pt 2,1),
attraendo così gli uomini a Cristo.
La
carità di Dio, « diffusa nel nostro cuore per mezzo dello Spirito Santo che ci
è stato dato » (Rm 5,5), rende capaci i laici di esprimere realmente nella loro
vita lo spirito delle beatitudini. Seguendo Gesù povero, non si deprimono nella
mancanza dei beni temporali, né si inorgogliscono nella abbondanza di essi;
imitando Gesù umile, non diventano avidi di una gloria vana (cfr. Gal 5,26), ma
cercano di piacere più a Dio che agli uomini, sempre pronti a lasciare tutto
per Cristo (cfr. Lc 14,26) e a soffrire persecuzione per la giustizia (cfr. Mt
5,10), memori delle parole del Signore: « Se qualcuno vuole venire dietro a me
rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mt 16,24). Coltivando
l'amicizia cristiana tra loro si offrono vicendevolmente aiuto in qualsiasi
necessità.
Questa
spiritualità dei laici deve parimenti assumere una sua fisionomia particolare a
seconda dello stato del matrimonio e della famiglia, del celibato o della
vedovanza, della condizione di infermità, dell'attività professionale e
sociale. I laici non tralascino dunque di coltivare costantemente le qualità e
le doti ricevute, corrispondenti a tali condizioni, e di servirsi dei doni
ottenuti dallo Spirito Santo.
Inoltre,
quei laici che, seguendo la propria particolare vocazione, sono iscritti a
qualche associazione o istituto approvato dalla Chiesa, si sforzino di
assimilare fedelmente la spiritualità peculiare dei medesimi.
Tutti
i laici facciano pure gran conto della competenza professionale, del senso
della famiglia, del senso civico e di quelle virtù che riguardano i rapporti
sociali, come la correttezza, lo spirito di giustizia, la sincerità, la
cortesia, la fortezza di animo: virtù senza le quali non ci può essere neanche
una vera vita cristiana.
Modello
perfetto di tale vita spirituale e apostolica è la beata vergine Maria, regina
degli apostoli, la quale, mentre viveva sulla terra una vita comune a tutti,
piena di sollecitudini familiari e di lavoro, era sempre intimamente unita al
Figlio suo, e cooperava in modo del tutto singolare all'opera del Salvatore;
ora poi assunta in cielo, « con la sua materna carità si prende cura dei
fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti e posti in mezzo ai pericoli e
affanni fino a che non siano condotti nella patria beata» (10). La onorino
tutti devotissimamente e affidino alla sua materna cura la propria vita e il
proprio apostolato.
(dal
Concilio Vaticano II, Decreto sull’apostolato dei laici Apostolicam Actuositatem)